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dell'impero romano cap. x. | 367 |
si ritirarono di nuovo nei loro deserti, animati, anzichè soddisfatti dai primi successi dell’armi loro contro un ricco, ma debol paese. Venne ben presto a Decio la nuova che Gniva, Re dei Goti, avea di nuovo passato il Danubio con forze più considerabili; che i suoi numerosi distaccamenti devastavano la Mesia; mentre il grosso dell’esercito, consistente in 70000 Germani e Sarmati, forza sufficiente per le più ardite imprese, esigeva la presenza del Monarca romano, e lo sforzo del suo poter militare.
[A. D. 250] Decio trovò i Goti che assediavano Nicopoli sull’Iatro, uno dei molti monumenti delle vittorie di Traiano1. Levarono essi al suo arrivo l’assedio, ma con idea soltanto di marciare ad una più importante conquista, all’assedio di Filippopoli, città della Tracia, fondata dal Padre di Alessandro, presso alle falde dell’Emo2. Decio li seguitò per cammini scabrosi, e con marcie forzate; ma quando egli credea di essere ben lontano dalla retroguardia dei Goti, Gniva si rivolse con impeto furioso contro i suoi persecutori. Fu il campo dei Romani sorpreso e saccheggiato, e per la prima volta il loro Imperatore fu messo in disordinata fuga da una truppa di Barbari mezzo armati. Dopo una lunga resistenza Filippopoli, priva di ogni soccorso, fu presa d’assalto; e si riferisce che furono centomila persone trucidate nel saccheggio di quella
- ↑ Il luogo è tuttavia detto Nicopo. Il piccol fiume, sulle cui sponde era posto, sbocca nel Danubio. Geografia antica, tom. I. p. 307.
- ↑ Stefan. D’Anville, Byzant. de Urbibus, p. 740. Wesseling Itinerar. p. 136. Zonara per un grossolano sbaglio, attribuisce la fondazione di Filippopoli all’immediato predecessore di Decio.