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350 | storia della decadenza |
opera ogni seduzione per conciliarsi quei popoli, che la lor vicinanza al Danubio ed al Reno potea rendere utilissimi amici, o nemici pericolosissimi. I Capi rinomati e potenti erano adulati co’ più frivoli doni, ch’essi ricevevano o come segni di distinzione, o come strumenti di lusso. Nelle civili dissensioni la fazione più debole procurava di avvalorare la sua causa unendosi secretamente coi governatori delle confinanti province. Ogni discordia fra i Germani era fomentata dagl’intrighi di Roma; ed ogni disegno di unione e di pubblico bene veniva sconcertato dalla forza maggiore della gelosia e dell’interesse privato1.
La generale congiura, che atterrì i Romani sotto il regno di Marco Antonino, comprendeva quasi tutte le nazioni della Germania e fino della Sarmazia, dalla foce del Reno a quella del Danubio2. È impossibile di stabilire se questa precipitosa confederazione fu formata dalla necessità, dalla ragione, o dalla passione, ma siamo sicuri che i Barbari non furono allettati dall’indolenza, nè provocati dall’ambizione del Monarca romano. Questa pericolosa invasione richiese tutta l’intrepidezza e vigilanza di Marc’Aurelio. Egli pose Generali molto esperti nei diversi posti d’attacco, e prese in persona il comando dell’armi nella più importante provincia del Danubio superiore. Dopo un lungo e dubbioso conflitto il coraggio di quei Barbari fu domato, I Quadi ed i Marcomanni3, che
- ↑ Possono rinvenirsi molte tracce di questa politica in Tacito ed in Dione; e molte più si possono dedurre dai principj della natura umana.
- ↑ Stor. Aug. p. 31. Ammian. Marcell. lib. XXXI c. 5. Aurel. Vittor. L’Imperatore Marco Aurelio fu ridotto a vendere i ricchi addobbi del palazzo, ed arruolare gli schiavi ed i ladri.
- ↑ I Marcomanni (colonia, che dalle rive del Reno occupò