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dell'impero romano cap. ix. 333

obbedisconoad una donna1„. Nel riferire queste eccezioni, quel grande Storico riconosce bastantemente la generale teoria del Governo. Quello che non possiamo concepire, è come le ricchezze e il dispotismo penetrassero in una remota contrada del Settentrione, ed estinguessero la generosa fiamma che ardeva con tanto vigore sulla frontiera delle province romane; o come gli antenati di quei Danesi e Norvegi, così illustri nei secoli successivi pel loro indomabile spirito, potessero abbandonare così tranquillamente il gran carattere della germana libertà2. Alcune tribù per altro, sulle coste del Baltico, riconoscevano l’autorità dei Re, ma senza rinunziare ai diritti degli uomini3; nella maggior parte della Germania però il Governo era una democrazia moderata, e frenata non tanto dalle leggi generali e positive, quanto dall’accidentale ascendente della nascita o del valore, dell’eloquenza o della superstizione4.

  1. Tacit. Germ. 44, 45. Frensemio (che dedicò il suo supplemento di Tito Livio a Cristina di Svezia), si crede in obbligo di far molto lo sdegnato con quel Romano che mostrò così poco rispetto per le Regine del Settentrione.
  2. Non sarebbe egli da sospettarsi che la superstizione generasse il dispotismo? Dicesi che i discendenti di Odino (la cui stirpe non si estinse fino all’anno 1060) regnarono nella Svezia per più di mille anni. Il tempio di Upsal era l’antica sede della Religione e dell’Impero. Nell’anno 1153 ritrovo una legge singolare, la quale a tutti proibisce l’uso ed il possesso delle armi, eccettuate lo guardie del Re. Non è egli probabile che fosse questa legge colorita col pretesto di ristabilire una antica istituzioni? Ved. Dalin; Storia di Svezia nella Biblioteca Ragionata tom. XL. e XLV.
  3. Tacit. Germ. c. 43.
  4. Tacit. Germ. c. 11, 12, 13 ec.