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dell'impero romano cap. ix. 331

briachezza, il più vile, ma non il più pericoloso dei nostri vizj, fu qualche volta capace di eccitare una battaglia, una guerra, o una rivoluzione tra gli uomini in uno Stato inferiore di civiltà.

Il lavoro di dieci secoli, dal tempo di Carlo Magno in poi, ha raddolcito il clima dell’antica Germania, e fertilizzato il terreno. La medesima estensione di paese che adesso mantiene nell’agio e nell’abbondanza un milione di agricoltori e di artefici, non era prima capace di fornire a centomila oziosi guerrieri le sole cose necessario alla vita1. I Germani lasciavano le loro immense foreste per l’esercizio della caccia, impiegavano nei pascoli la maggior parte de’ loro terreni, davano una rozza e indolente cultura al piccolo resto, ed accusavano poi la scarsezza e la sterilità di un paese, che non bastava a mantenere la moltitudine dei suoi abitatori. Quando il ritorno della carestia severamente gli avvertiva della necessità delle arti, la nazionale miseria s’alleggeriva talvolta con l’emigrazione di una terza, e forse di una quarta parte della sua gioventù2. Il possesso ed il godimento di un patrimonio sono i vincoli che ritengono un popolo incivilito in un paese culto. Ma i Germani, che seco

  1. La nazione elvetica che uscì dal paese chiamato degli Svizzeri, conteneva trecentosessantottomila persone di ogni età e d’ogni sesso (Caesar De bell. Gall. l. 29.) Adesso il numero degli abitatori nel pays de Vaux (picciol distretto sulle rive del lago Lemano, molto più illustre per la cultura che per l’industria) ascende a 11259l. 1edi un eccellete trattato del Sig. Muret, nelle Mem. della Società di Berna.
  2. Paolo Diacono c. 1. 2. 3, Machiavello, Davila, ed il restante dei seguaci di Paolo, rappresentano queste emigrazioni come disegni troppo regolari e concertati.