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Ma tutto questo ingegnoso sistema delle germane antichità è distrutto da un semplice fatto, troppo bene attestato per metterlo in dubbio, e troppo decisivo per dar luogo ad alcuna replica. I Germani ai tempi di Tacito non conoscevano l’uso delle lettere1; e l’uso delle lettere è la principale circostanza che distingue una culta nazione da un gregge di Selvaggi, incapaci di scienza o riflessione. Senza questo aiuto artificiale, l’umana memoria perde presto o corrompe le idee affidatele; e le facoltà più nobili della mente, non più aiutate dagli esempj o dai materiali, perdono a poco a poco la loro attività: l’intendimento divien debole ed assopito, l’immaginazione languida o irregolare. Per meglio comprendere una verità sì importante, procuriamo di calcolare, in una società incivilita, l’immensa distanza, che passa tra l’uomo scienziato, ed il contadino ignorante. Il primo, con la lettura e con la riflessione, moltiplica la sua propria esperienza, e vive in secoli ed in paesi remoti; mentre il secondo, attaccato ad un sol pezzo di terra, è confinato a pochi anni di esistenza, e supera, ma molto poco, nell’eser-

  1. Tacit. Germ. II 19. Litterarum secreta viri pariter ac foeminae ignorant. Possiam contentarci di questa decisiva autorità, senza entrare nelle oscure dispute concernenti l’antichità dei caratteri Runici. Il dotto Celsio, svezzese, letterato e filosofo, era d’opinione che quei caratteri altro non fossero che lettere romane, con le curve cangiate in linee rette per la facilità dell’incisione. Ved. Pelloutier Stor. dei Celti l. II c. 11. Dictionnaire Diplomat. tom. I. p. 223. Possiamo aggiugnere che le più antiche iscrizioni runiche si credono essere del terzo secolo, ed il più antico Scrittore che le rammenti, è Venanzio Fortunato (Carmen. VII 18) il quale viveva verso la fine del sesto secolo.
    Barbara fraxineis pingatur RUNA tabellis.