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dell'impero romano cap. vii. | 287 |
squieu, Filippo che in tutto quel negoziato avea tenuto un ostinato silenzio, inclinò a risparmiare l’innocente vita del suo benefattore; finchè ricordandosi, che la di lui innocenza poteva risvegliare una pericolosa compassione nel Mondo romano, comandò, senza riguardo a’ di lui supplichevoli gridi, che fosse preso, spogliato, e condotto immantinente alla morte. Dopo un momento di pausa fu eseguita l’inumana sentenza1.
Ritornato dall’Oriente in Roma, Filippo, desideroso di cancellare la memoria de’ suoi delitti, ed acquistarsi l’amore del popolo, celebrò i giuochi secolari con infinita pompa e magnificenza. Da che gli aveva Augusto o istituiti o ristabiliti2, erano stati celebrati da Claudio, da Domiziano, e da Severo, e furono allora rinovati por la quinta volta, terminando l’intero periodo di mille anni dalla fondazione di Roma. Ogni particolarità dei giuochi secolari era mirabilmente acconcia a destare una venerazione solenne e profon-
- ↑ La Storia Augusta (p. 163 164.) non può in questo passo conciliarsi con se medesima, nè con la probabilità. Come potea Filippo condannare il suo predecessore, e ciò non ostante consacrarne la memoria? Come potea egli mai far pubblicamente morire il giovane Gordiano, e scrivendo poi al Senato discolparsi della taccia della di lui morte? Filippo, benchè usurpatore ambizioso, non era però un furioso tiranno. Gli acuti occhi di Tillemont e del Muratori hanno anch’essi scoperte alcune cronologiche difficoltà in questa pretesa associazione di Filippo all’Impero.
- ↑ Sarebbe difficile determinar l’epoca nella quale furono celebrati per l’ultima volta que’ giuochi. Allorquando Bonifacio VIII stabilì i giubbilei pontificj, che sono una copia dei giuochi secolari, l’avveduto Papa pretese di non aver fatto altro che richiamare a vita un’antica istituzione. Vedi Le Chais, Let. sur les Jubil.