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276 storia della decadenza

ta la causa del Senato, e ch’esse fossero abbandonate, come vittime destinate a perire sotto le inespugnabili mura di Aquileia. Il fiero carattere del tiranno era inasprito da quegli sconcerti, ch’egli attribuiva alla codardia dell’esercito; e la sua sfrenata ed intempestiva crudeltà, invece d’inspirare terrore, destava odio ed un giusto desiderio di vendetta. Un distaccamento di Pretoriani, i quali tremavano per le loro mogli e figliuoli nel campo di Alba vicino a Roma, eseguì la sentenza del Senato. Massimino, abbandonato dalle proprie guardie, fu trucidato nella sua tenda col figlio (ch’egli aveva associato agli onori della porpora), col prefetto Anulino, e con i principali ministri della sua tirannide1. La vista delle loro teste, portate sopra le lance, persuase i cittadini di Aquileia, che l’assedio era finito: aperte quindi le porte della città, furono largamente dispensate le provvisioni alle affamate truppe di Massimino, e tutto l’esercito si unì con solenni proteste di fedeltà al Senato ed al Popolo romano, ed a’ suoi legittimi Imperatori, Massimo e Balbino. Questo fu il giusto fato di un selvaggio brutale, privo, come è stato generalmente dipinto, di ogni sentimento, che distingue da un Barbaro un uomo incivilito, e perfino un uomo da un bruto. Il suo corpo era conforme all’animo. La statura di Massimino passava la misura di otto piedi, e si raccontano esempj quasi incredibili della sua impareggiabile forza e voracità2. Se fosse vissuto in

  1. Erodiano l. VIII p. 279. Stor. Aug. p. 145. Eutropio fa regnare Massimino tre anni ed alcuni giorni (l. IX I.) Possiamo credere che il testo di questo autore non è corrotto, poichè l’originale latino confronta colla versione greca di Peanio.
  2. Otto piedi romani e un terzo. Vedi il trattato di Gra-