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civile, ma del repubblicano ancora. Il timore della violenza militare, che avea prima costretto il Senato a dimenticar la morte di Alessandro, ed a ratificare l’elezione di un barbaro pastore1, produsse allora un effetto contrario, e l’animò a sostenere i violati diritti della libertà e dell’umanità. L’odio di Massimino verso il Senato era manifesto ed implacabile: le più umili sommissioni non ne aveano mitigato il furore, e la più cauta innocenza non potea dileguare i sospetti; in somma, la cura della propria salvezza obbligò i Senatori a prendere parte in un’impresa, nella quale, se non riusciva felice, erano sicuri di dover essere le prime vittime. Queste considerazioni, ed altre forse d’una più privata natura, furono esaminate in una previa conferenza dei Consoli e dei Magistrati. Appena fu la loro risoluzione decisa, convocarono tutti i Senatori nel Tempio di Castore, con un’antica formula di secretezza2, istituita a risvegliare la loro attenzione, e celare i loro decreti. «Padri coscritti» disse il Console Sillano «i due Gordiani, ambi di consolar dignità, uno vostro Proconsole, e l’altro vostro Luogotenente, sono stati dichiarati Imperatori dal generale consentimento dell’Affrica. Rendiamo grazie» (seguitò coraggiosamente) «alla gioventù di Tisdro; rendiamo grazie al fedele popolo di Cartagine, che ci hanno gene-

  1. Quod tamen patres dum periculosum existimant, inermes armato resistere approbaverunt. Aurel. Vittor.
  2. Gli Uffiziali e gli stessi famigli del Senato erano esclusi, ed i Senatori esercitavano essi medesimi le funzioni di Cancelliere ec. Siam debitori alla Stor. Aug. p. 159 di questo curioso esempio dell’antico uso osservato nel tempo della Repubblica.