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uomini, se osserviamo la severa attenzione, che si aveva alle sterili e solitarie contrade. Augusto ricevè una supplica dagli abitanti di Giera, i quali umilmente lo pregavano d’essere sollevati di un terzo delle loro eccessive imposizioni. L’intera loro tassa non era, per vero dire, maggiore di cento cinquanta dramme, intorno a dieci zecchini. Ma Giera era un’isoletta, o piuttosto uno scoglio del mare Egeo, mancante d’acqua dolce, e di ogni cosa necessaria alla vita, ed abitata da pochi miserabili pescatori1.

Da questi deboli ed incerti lumi saremmo portati a credere, I. che (avuto ogni riguardo alla differenza dei tempi e delle circostanze) la rendita generale delle province romane raramente fosse minore di 30 ovvero 40 milioni di zecchini2; II. che una entrata così considerabile dovesse pienamente servire a tutte le spese del moderato Governo istituito da Augusto, la Corte del quale non eccedeva il treno modesto di un Senatore privato, ed il cui militare stabilimento era calcolato per la sola difesa delle frontiere, senza alcuna mira ambiziosa di far conquiste, od alcun serio timore d’una invasione straniera.

Non ostante l’apparente probabilità di queste due conclusioni, la seconda almeno è positivamente contraria al linguaggio ed alla condotta di Augusto. Non è facile di decidere, se allora egli operò da padre co-

  1. Strabone l. X p. 485. Tacito. Ann. III 69. IV 30. Vedi in Tournefort (viaggio del Levante l. VIII) una eloquente descrizione dell’attuale miseria di Giera.
  2. Giusto Lipsio (De Magnitudine romana l. 2 c. 3) fa montare l’entrata a cento cinquanta milioni di scudi d’oro, ma tutta la sua opera, benchè ingegnosa e piena di erudizione, è il frutto di una fantasia riscaldata.