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così esatto bilancio dell’entrate e delle spese dell’Impero romano1. Privi di questo chiaro ed esteso ragguaglio, siamo ridotti a raccogliere pochi imperfetti indizj da quegli antichi, che accidentalmente hanno interrotta la parte più splendida della loro narrazione per dar luogo a più utili considerazioni. Sappiamo che le conquiste di Pompeo fecero ascendere i tributi dell’Asia da 50 a 135 milioni di dramme, ossia 9 milioni di zecchini incirca2. Sotto l’ultimo ed il più indolente dei Tolomei, l’Egitto rendeva 12500 talenti, che equivalgono a più di 15 milioni di zecchini; ma fu questa rendita di poi considerabilmente aumentata dalla più esatta economia dei Romani, e dal cresciuto commercio dell’Etiopia e dell’India3.

La Gallia sì arricchiva colle rapine, come l’Egitto con il commercio, ed i tributi di queste due grandi province pare che a un di presso fossero di egual valore4. I dieci mila talenti Euboici o Fenicj (quasi 8 milioni di zecchini5) che la vinta Cartagine fu condannata a pagare nel termine di cinquant’anni, erano un leggiero tributo in segno della superiorità di Roma6, il quale non può in modo alcuno paragonarsi colle tasse, che furono imposte di poi sulle terre e sulle per-

  1. Tacito Ann. I 2. Sembra che questo registro esistesse al tempo di Appiano.
  2. Plutarco, vita di Pompeo p. 642.
  3. Strabone l. XVII p. 798.
  4. Velleio Patercolo l. II c. 39. Questo autore pare che dia la preferenza alla rendita della Gallia.
  5. I talenti Euboici, Fenicj, ed Alessandrini pesavano il doppio dei talenti Attici. Vedi Hooper intorno i pesi e le misure degli antichi p. IV. c. 5. È probabile che il medesimo talento fosse portato da Tiro a Cartagine.
  6. Polibio l. XV c. 2.