Pagina:Gibbon - Storia della decadenza e rovina dell'Impero romano I.djvu/273

236 storia della decadenza

libertà. Noi abbiamo già procurato di spiegare con ordine e chiarezza questo interno cambiamento, che indebolì i fondamenti dell’Impero. I caratteri personali degl’Imperatori, le loro vittorie, leggi, follìe e fortune non ci possono interessare, se non in quanto sono connesse colla storia generale della decadenza e rovina della Monarchia. La nostra costante attenzione a questo grande oggetto non ci permetterà di esaminare un editto molto importante di Antonino Caracalla, che comunicò a tutti i liberi abitanti dell’Impero il nome ed i privilegi di cittadini romani. Questa eccessiva liberalità non derivava per altro dai sentimenti di un animo generoso; era l’effetto di una sordida avarizia. Alcune osservazioni sulle finanze dei Romani, dai secoli vittoriosi della Repubblica fino al regno di Alessandro Severo, proveranno la verità di questa riflessione.

L’assedio di Veia in Toscana (prima considerabile impresa dei Romani) durò dieci anni, più per l’inabilità degli assedianti, che per la forza della città. Le insolite fatiche di tante campagne d’inverno, in distanza di quasi venti miglia da casa1, esigevano incoraggiamenti più che comuni; ed il Senato saggiamente prevenne i clamori del popolo, instituendo pei soldati una paga regolare, alla quale si supplì con un

  1. Secondo l’esatto Dionigi di Alicarnasso, la città stessa non era lontana da Roma che cento stadi (circa quattro leghe), benchè alcuni posti avanzati potessero estendersi più in là verso l’Etruria. Nardini ha confutato in un trattato particolare e, l’opinione ricevuta e l’autorità di due Papi, che ponevano Veia ove è ora Civita Castellana; questo erudito crede che quell’antica città fosse situata in un piccolo luogo chiamato Isola, a mezza strada da Roma al lago Bracciano.