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dell'impero romano cap. vi. 235

scendere dalla più antica nobiltà di Roma1. La superbia e l’avarizia della madre oscurarono alquanto la gloria del suo regno; e Mammea espose alla pubblica derisione il proprio carattere, e quello del figlio2, con esigere da esso negli anni più maturi la medesima rispettosa obbedienza, ch’ella avea giustamente pretesa dall’inesperta di lui giovanezza. Le fatiche della guerra persiana irritarono i malcontenti soldati; e l’esito sfortunato avvilì la reputazione dell’Imperatore, come generale e come soldato. Ogni cagione preparava, ed ogni circostanza affrettava una rivoluzione, che lacerò poi l’Impero romano con una lunga serie d’intestine calamità.

La tirannica dissolutezza di Commodo, le guerre civili cagionate dalla morte di lui, e le nuove massime di politica, introdotte dalla famiglia di Severo, aveano insieme contribuito ad accrescere il pericoloso poter dei soldati, ed a cancellare dalla mente dei Romani la rimastavi languida immagine delle leggi e della

  1. Dai Metelli, Stor. Aug. p. 119. La scelta era felice. In dodici anni i Metelli ebbero sette consolati e cinque trionfi. Ved. Velleio Patercolo II 11, ed i Fasti.
  2. La vita di Alessandro nella Stor. Aug. presenta il modello di un Principe perfetto: è questa una debole copia della Ciropedia di Senofonte, La descrizione del suo regno, tal quale ce l’ha data Erodiano, è sensata, e combina con la Storia generale del secolo. Alcuni dei tratti più odiosi, ch’essa contiene, sono ugualmente riportati nei decisivi frammenti di Dione. Ma la maggior parte de’ nostri scrittori moderni, acciecati dal pregiudizio, sfigurano Erodiano e copiano servilmente la Stor. Aug. Vedi Tillemont e Wotton. L’Imperator Giuliano al contrario (in Caesaribus p. 31.) si compiace nel descriver la debolezza effemminata del Siro, e la ridicola avarizia di sua madre.