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dell'impero romano cap. vi. 225

Patrizio, ben presto accusato di tradimento, soffrì l’ultimo supplizio, e la moglie di Alessandro fu scacciata vergognosamente dal palazzo, e rilegata nell’Affrica1.

Non ostante quest’atto di gelosa crudeltà, e l’avarizia di cui viene tacciata Mammea, il generale tenore del suo governo fu ugualmente utile al figlio, ed all’Impero. Coll’approvazione del Senato scelse sedici dei più saggi e virtuosi Senatori, che formassero un perpetuo Consiglio di Stato, ove si agitassero, e si decidessero tutti gli affari pubblici d’importanza. Questo Consiglio aveva per capo il celebre Ulpiano, illustre egualmente per la sua scienza, e pel rispetto alle leggi romane. La fermezza e la prudenza di questa aristocrazia ristabilì l’ordine, e l’autorità del Governo, Dopo avere purgato la città da ogni culto e lusso straniero, residui della capricciosa tirannide di Elagabalo, si applicarono ad allontanare le indegne di lui creature da ogni dipartimento della pubblica amministrazione, ed a sostituire in loro vece persone abili e virtuose. La dottrina e l’amore della giustizia divennero le sole raccomandazioni per gli uffizj civili, ed il valore e l’amore della disciplina, i soli requisiti per gli impieghi militari2.

  1. Dione l. LXXX p. 1369; Erodiano l. VI p. 206 Stor. Aug. p. 131. Secondo Erodiano, il patrizio era innocente. La Stor. Aug., sull’autorità di Dexippo, lo condanna come colpevole di una congiura contro la vita di Alessandro. È impossibile di decidere. Ma Dione è un inrecusabile testimonio della gelosia e della crudeltà di Mammea verso la giovane Imperatrice, di cui Alessandro deplorò l’infelice sorte senza avere il coraggio di opporvisi.
  2. Erodiano l. VI p. 203. Stor. Aug. p. 119. Secondo questo ultimo Storico, quando si trattava di fare una legge, si am-