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222 storia della decadenza

Era impossibile che tale reconciliazione potesse durare, o che Elagabalo, per vile che fosse, volesse regnare a condizioni così umilianti. Procurò ben presto con una pericolosa prova di esplorare gli animi dei soldati. Il rumore della morte di Alessandro, ed il natural sospetto, ch’egli fosse stato veramente ucciso, eccitò nel campo una ribellione, che la presenza e l’autorità di quel Principe diletto poterono sole acquietare. Irritato da questa novella prova del loro affetto verso il suo cugino, e del loro disprezzo verso la sua persona, l’Imperatore si arrischiò a punire alcuni capi della sedizione. La sua intempestiva severità divenne in un momento funesta ai suoi Favoriti, alla sua madre, a lui stesso. Fu Elagabalo trucidato dagli sdegnati Pretoriani, e strascinato il suo mutilato cadavere per le strade di Roma, poi gettato nel Tevere. Il Senato dannò la memoria di lui a perpetua infamia, e la posterità ha ratificato questa giusta sentenza1.

In luogo di Elagabalo fu da’ Pretoriani innalzato al

  1. L’epoca della morte di Elagabalo, e dell’avvenimento di Alessandro, ha esercitata l’erudizione e la sagacità di Pagi, di Tillemont, di Valsecchi, di Vignoli, e di Torre Vescovo di Adria. Questo punto di Storia è per vero dire oscurissimo; ma io mi attengo all’autorità di Dione, il cui calcolo è evidente, ed il testo non può essere corrotto, giacchè Xifilino, Zonara, e Cedreno si accordano tutti con lui. Elagabalo regnò tre anni, nove mesi e quattro giorni dopo la sua vittoria contro Macrino, e fu ucciso il 10 Marzo 222. Ma che direm noi leggendo sopra autentiche medaglie il quinto anno della sua potestà tribunizia? Replicheremo con il dotto Valsecchi, che non si ebbe riguardo alcuno all’usurpazione di Macrino, e che il figlio di Caracalla datò il suo regno dalla morte del padre. Dopo avere risoluto questa grande difficoltà è facile sciogliere e recidere gli altri nodi della questione.