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dell'impero romano cap. vi. 207

guitò i discepoli di Aristotile, e con entusiasmo puerile fece mostra del solo sentimento, che indicasse in lui qualche stima per la virtù e per la gloria. Non è difficile comprendere che dopo la battaglia di Narva e la conquista della Polonia, Carlo XII, benchè non avesse le più amabili qualità del figliuolo di Filippo, potesse vantarsi d’averne emulato il valore e la magnanimità. Ma Caracalla in tutte le azioni della sua vita non mostrò la minima somiglianza coll’eroe macedone, se non che nell’uccisione di un gran numero dei suoi amici, e di quei di suo padre1.

Dopo l’estinzione della famiglia di Severo, il Mondo romano rimase per tre giorni senza padrone. La scelta dell’esercito (giacchè poco riguardo si aveva alla autorità di un Senato lontano e debole) restò sospesa, non presentandosi alcun pretendente, che per merito o per nascita potesse cattivarsi l’affetto dei soldati ed unire i loro suffragi. La decisiva preponderanza delle guardie Pretoriane gonfiò le speranze dei loro Prefetti, e quei possenti ministri cominciarono a sostenere il legittimo loro diritto di occupare il trono vacante. Avvento, benchè il Prefetto più anziano, conoscendo la sua età ed i suoi incomodi, la sua picciola reputazione ed i suoi mediocri talenti, rinunziò quell’onore pericoloso alla scaltra ambizione del suo collega Macrino, che affettando un vero dolore, evitò il sospetto di avere avuto parte nella morte del suo Sovrano2. Le truppe non amavano, nè stimavano il

  1. La passione di Caracalla per Alessandro comparisce tuttora sulle sue medaglie. Ved. Spanheim, De usu numismat. Dissert. XII. Erodiano (l. IV p. 154) aveva veduto certi ridicoli dipinti rappresentanti una figura che da una parte somigliava Alessandro, e dall’altra Caracalla.
  2. Erod. l. IV p. 169. Stor. Aug. p. 94.