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dell'impero romano cap. vi. 201

Pertinace, figlio del Principe di questo nome, perdè la vita per un motto imprudente1. Fu bastante delitto per Trasea Prisco il discendere da una famiglia, in cui l’amore della libertà parea una qualità ereditaria2. I particolari motivi di calunnia e di sospetto furono finalmente esauriti; e quando un Senatore veniva accusato di essere secreto nemico del Governo, l’Imperatore si contentava della generica prova, che fosse quegli ricco o virtuoso: piantato una volta questo principio, egli ne dedusse le più sanguinose illazioni.

Il supplizio di tante vittime innocenti era accompagnato dalle lagrime segrete dei loro amici e delle loro famiglie. La morte di Papiniano, Prefetto del Pretorio, fu pianta come una pubblica calamità. Negli ultimi sette anni di Severo egli avea esercitato i più importanti ufficj dell’Impero, o guidato, con i suoi savi consigli, i passi dell’Imperatore nel sentiero della giustizia e della moderazione. Severo, ben conoscendone la virtù ed i talenti, sul punto di morire lo supplicò di vegliare alla prosperità ed all’unione della famiglia imperiale3.

    Cassio dice (p. 1298) che i poeti comici non ardirono più far uso del nome di Geta nelle lor commedie, e che si confiscavano i beni di coloro, che avevano fatto qualche legato a quel Principe infelice.

  1. Caracalla aveva preso i nomi di molte vinte nazioni; ed avendo egli riportati alcuni vantaggi su i Goti o sia Geti, Pertinace osservò che il nome di Getico, conveniva benissimo all’Imperatore dopo quelli di Partico, Alemannico ec. Stor. Aug. P. 89.
  2. Dione l. LXXVII p. 1291. Discendeva probabilmente da Elvidio Prisco e da Peto Trasea, cittadini illustri, dei quali Tacito ha fatta immortale la intrepida, ma inutile ed inopportuna virtù.
  3. Si pretende che Papiniano fosse parente dell’Imperatrice Giulia.