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attraverso i campi del suo orgoglio1. Queste tradizioni scozzesi sono tuttavia coperte da qualche nebbia, che le più ingegnose ricerche dei critici moderni non hanno potuto ancor dissipare2; ma se con certezza si potesse abbracciare la grata supposizione, che sia vissuto Fingal, ed Ossian abbia cantato, il bel contrasto della situazione e dei costumi delle contrarie nazioni riuscirebbe dilettevole ad un filosofico ingegno. Il paralello non sarebbe molto vantaggioso alla nazione più culta, quando si paragonasse la vendetta implacabile di Severo colla generosa clemenza di Fingal; la timida e brutal crudeltà di Caracalla col valore, collo affetto, e col genio elegante di Ossian; i mercenarj uffiziali, che per timore o interesse servivano sotto le insegne imperiali, con i liberi guerrieri, che alla voce del Re di Morven volavano alle armi; quando in una parola si contemplassero i rozzi Caledonj animati dalle virtù naturali, ed i Romani degenerati e corrotti dai bassi vizj del lusso e della schiavitù,

La declinante salute, e l’ultima malattia di Severo infiammarono la fiera ambizione e le nere passioni dell’anima di Caracalla. Impaziente di ogni indugio e di-

  1. I poemi di Ossian vol. I p. 175.
  2. Che il Caracul di Ossian sia il Caracalla della Storia romana, è forse il solo articolo di antichità britanniche, nel quale i Signori Macpherson e Whitaker sono della stessa opinione; e pure l’opinione non è senza difficoltà. Nella guerra dei Caledonj il figlio di Severo era conosciuto soltanto col nome di Antonino; e può parere strano, che un poeta scozzese lo abbia indicato con un soprannome, inventato quattro anni dipoi, appena usato dai Romani dopo la morte di quell’Imperatore, e raramente adoprato dai più antichi Storici. Vedi Dione l. LXXVII p. 1317 Stor Aug. 89 Aurelio Vittore. Euseb. nella Cronol. ad ann. 214.