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dell'impero romano cap. vi. | 193 |
idea di terminare la conquista per lungo tempo tentata della Britannia. Penetrò fino all’estremità settentrionale dell’isola, senza incontrare nemico alcuno. Ma le nascoste imboscate dei Caledonj, che all’improvviso assalivano o la retroguardia o i fianchi dell’esercito, la freddezza del clima, e le fatiche di una marcia invernale per le montagne, ed i paludosi luoghi della Scozia fecero perire, per quel che si dice, cinquantamila Romani. I Caledonj cederono finalmente a quegli ostinati e possenti attacchi, supplicarono per la pace, e rilasciarono al vincitore una parte dello loro armi, ed un vasto tratto di territorio Ma l’apparente lor sommissione durò finchè fu presente il terrore: e ritiratesi appena le legioni romane, essi ripresero di nuovo la loro ostile indipendenza. L’inquieto loro spirito mosse Severo a mandare nella Caledonia un altro esercito, co’ più sanguinosi ordini di estirparne non di soggiogarne i natii; ma li salvò la morte del loro fiero nemico1.
Questa guerra di Caledonia, perocchè non distinta da decisivi eventi, nè seguitata da conseguenze importanti, meriterebbe appena la nostra attenzione, se non venisse supposto con grande probabilità, che l’invasione di Severo appartiene all’epoca più illustre della storia, ovvero della favola britannica. Fingal, del quale un nostro moderno Autore ha fatto rivivere la fama con quella de’ poeti e degli eroi di quel tempo, comandava, per quanto dicono, ai Caledonj in quella memorabile occasione: egli resistè alla potenza di Severo, e riportò sulle rive del Carun una segnalata vittoria, nella quale il figlio del Re del Mondo Caracul fuggì precipitosamente
- ↑ Dione l. LXXVI. p. 1280 ec. Erodiano l. III p. 132 ec.