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186 | storia della decadenza |
Il comando di queste favorite e formidabili truppe divenne subito la prima carica dell’Impero. Siccome il Governo era degenerato in un militar dispotismo, il Prefetto del Pretorio, che in origine era stato un semplice capitano delle guardie, fu posto non solamente alla testa dell’esercito, ma ancora delle finanze e delle leggi medesime. In ogni dipartimento del Governo egli rappresentava la persona dell’Imperatore, e ne esercitava l’autorità. Il primo Prefetto, che godesse e abusasse di questo immenso potere, fu Plauziano, ministro favorito di Severo. Egli regnò, per così dire, dieci anni, finchè il matrimonio della sua figlia con il primogenito dell’Imperatore, che parea dovesse assicurare la sua fortuna, diventò l’occasione della sua perdita1. I maneggi della Corte irritando l’ambizione, ed eccitando il timore di Plauziano, minacciarono di produrre una rivoluzione, ed obbligarono l’Imperatore, che ancor l’amava, ad acconsentire, suo malgrado, alla di lui morte2. Dopo la caduta di Plauziano, il celebre Papiniano, illustre giureconsulto, fu destinato ad occupare la mista carica di Prefetto del Pretorio.
Fino al regno di Severo, gl’Imperatori virtuosi, o almeno prudenti, si erano segnalati col loro zelo, o affettato rispetto verso il Senato, e con un tenero riguar-
- ↑ Uno degli atti più crudeli ed arditi del suo dispotismo fu la castrazione di cento liberi Romani, alcuni di essi maritati, ed anche padri di famiglia; e questo solamente acciocchè la figlia, nel suo matrimonio con il giovane Imperatore, potesse essere corteggiata da un treno di eunuchi degno di una Regina orientale. Dione l. 1XXVI p. 1271.
- ↑ Dione l. 1XXVI p. 1274 Erodiano l. 1II p. 188-190. Il Gramatico di Alessandria pare, secondo il solito, molto più istruito di questo misterioso affare, e più certo della colpa di Plauziano, di quel che se ne mostri il Senatore.