Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
dell'impero romano cap. v. | 185 |
le corruttela doveva ascriversi non certamente all’esempio, ma alla perniciosa indulgenza del comandante supremo.
I Pretoriani, che uccisero il loro Imperatore, e venderono l’Impero, aveano ricevuto il giusto castigo del lor tradimento; ma quel necessario, benchè pericoloso corpo di soldati fu ben presto ristabilito da Severo sopra un nuovo sistema, e quattro volte accresciuto sopra l’antico numero1. Da principio queste truppe si reclutavano nell’Italia; ma quando le province adiacenti ebbero a poco a poco adottati gli ammolliti costumi di Roma, la Macedonia, il Norico e la Spagna furono ancor esse comprese in tali leve. Invece di quelle truppe magnifiche, più acconce alla pompa della Corte che agli usi della guerra, Severo stabilì che si scegliessero da tutte le legioni delle frontiere i soldati più forti, più valorosi e fedeli, e fossero, come per ricompensa onorevole, promossi al più segnalato servizio delle guardie2. Con questa nuova istituzione la gioventù italiana fu allontanata dall’esercizio delle armi, e la capitale fu atterrita dall’aspetto, e dai costumi feroci di una moltitudine di Barbari. Ma Severo si lusingò che le legioni avrebbero considerati quei Pretoriani scelti tra loro, come rappresentanti tutto l’ordine militare; e che il pronto ajuto di 50,000 uomini, superiori per l’armi e per le istituzioni a qualunque esercito che potesse condursi in campo contro di loro, farebbe svanire per sempre le speranze di ribellione, ed assicurerebbe l’Impero a lui, ed alla sua posterità.