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176 | storia della decadenza |
al popolo la sua intenzione di ordinare le province orientali. In privato parlava di Negro col più affettuoso riguardo, chiamandolo suo vecchio amico e suo successore1 ed altamente applaudiva il suo generoso disegno di vendicare la morte di Pertinace. Era dovere di ogni Generale romano di punire il vile usurpatore del trono; ma il perseverare nelle armi, e resistere ad un legittimo Imperatore, riconosciuto dal Senato, bastava per farlo reo2. I figli di Negro erano caduti nelle sue mani insieme con quelli degli altri governatori provinciali, ritenuti a Roma come ostaggi per la fedeltà dei loro genitori3. Finchè la potenza di Negro fu da temersi, o almeno da rispettarsi, Severo li fece educare colla più tenera cura in compagnia dei proprj figli; ma presto furono avvolti nella rovina del padre, e sottratti prima coll’esilio, poi colla morte allo sguardo della pubblica compassione4.
Mentre Severo era occupato alla guerra in Oriente, avea ragiono di temere che il governatore della Britannia non passasse il mare e le alpi, occupasse la sede vacante dell’Impero, e si opponesse al suo ritorno coll’autorità del Senato, e colle forze dell’Occidente. La
- ↑ Mentre Severo era pericolosamente infermo, fece correre il rumore, ch’era risoluto di designare Albino e Negro per suoi successori. Siccome egli non potea esser sincero verso alcuno di essi, così forse ebbe idea d’ingannarli ambidue; ma pure spinse tanto oltre la sua ipocrisia fino ad attestar questa sua intenzione nelle memorie della sua vita.
- ↑ Ved. Stor. Aug. p. 65.
- ↑ Quest’usanza, inventata da Commodo, divenne utilissima a Severo. Trovò a Roma i figli di quasi tutti gli aderenti dei suoi rivali, e se ne servì più d’una volta per intimorire e per sedurre i loro genitori.
- ↑ Erodian. l. III p. 96. Stor. Aug. p. 67, 68.