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170 | storia della decadenza |
tirò delle linee intorno ai sobborghi; e si fortificò perfino nel palazzo, come se fosse stato possibile, senz’alcuna speranza di soccorso, di difendere queste ultime trincere contro il vittorioso invasore. La vergogna e il timore ritennero in dovere i Pretoriani, ma tremavano essi al solo nome delle legioni della Pannonia, comandate da un Generale sperimentato ed avvezzo a vincere i Barbari sul gelato Danubio1. Lasciavano essi sospirando i bagni ed i teatri per prender quelle armi che non sapean quasi più maneggiare, e sotto il cui peso parevano oppressi. Gl’indocili elefanti, il cui terribile aspetto si sperava che dovesse intimorire le armate del Settentrione, gettavano in terra i condottieri mal pratici. Le evoluzioni degl’inesperti soldati di marina, tratti dalla flotta di Miseno, erano oggetto di riso per la plebaglia, mentre il Senato vedeva con secreto piacere le angustie e la debolezza dell’usurpatore2.
Ogni moto di Giuliano manifestava la sua timorosa incertezza. Ora insisteva presso il Senato, che dichiarasse Severo nemico della patria; ora desiderava che il Generale della Pannonia fosse associato all’Impero; ora mandava pubblici ambasciatori di grado consolare per trattare con il rivale; ed ora spediva dei secreti assassini per ucciderlo. Ordinò alle Vestali, ed a tutti i collegi dei Sacerdoti che co’ loro abiti di cerimonia, e portando innanzi i sacri pegni della religione roma-
- ↑ Non è questa una puerile figura di rettorica, ma una allusione ad un fatto reale rammentato da Dione, l. 1XXI p. 1181. È probabile che più di una volta accadesse.
- ↑ Dione l. 1XXIII p. 1203. Erodiano l. 1I p. 81. Non v’ha prova più sicura dell’abilità militare dei Romani, che l’aver essi prima superato il vano terrore, e dipoi sprezzato l’uso degli elefanti nella guerra.