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166 | storia della decadenza |
voti di tutta l’Asia invitarono Negro a prendere la porpora imperiale, ed a vendicarne la morte. Le legioni della frontiera orientale si dichiararono per lui; le ricche, ma inermi province dalle frontiere dell’Etiopia1 fino all’Adriatico, con piacere si sottomisero a lui; ed i Re, che erano di là dal Tigri e dall’Eufrate, congratulandosi della sua elezione, gli offerirono omaggio e soccorso. Negro non avea l’animo abbastanza grande per sostenere questa subita rivoluzione della fortuna; si lusingò che il suo avvenimento non sarebbe disturbato da alcun rivale, nè macchiato di sangue civile; ed occupato nella vana pompa del trionfo, trascurò i mezzi di assicurarsi della vittoria. Invece di entrar in trattato coi potenti eserciti dell’Occidente, che soli potevano o decidere o bilanciare almeno la gran contesa; invece di marciare immediatamente verso Roma e l’Italia, dove ansiosamonte si aspettava la sua presenza2, Negro perdè nei piaceri di Antiochia quei preziosi momenti, dei quali seppe diligentemente profittare la decisiva attività di Severo3.
La provincia della Pannonia e Dalmazia, che si stendeva dal Danubio all’Adriatico, fu una delle ultime e più faticose conquiste dei Romani. Dugentomila di
- ↑ Viene nominato nella Stor. Aug. un Re di Tebe in Egitto come alleato, anzi come personale amico di Negro. Se Sparziano non si è ingannato, (come fortemente ne dubito) egli ha prodotto una dinastia di principi tributarj affatto sconosciuta alla Storia.
- ↑ Dione l. 1XXIII p. 1238. Erodiano l. 1I p. 67. Un verso, che allora era comune, pare che esprima la generale opinione che si aveva di quei tre rivali:
Optimus est Niger, bonus Afer, pessimus Albus
Stor. Aug. p. 75.
- ↑ Erodiano lib. II p. 71.