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dell'impero romano cap. v. | 163 |
levazione riuscì fatale a Giuliano, ed alla pubblica pace nel tempo stesso; giacchè i Generali delle rispettive armate, Clodio Albino, Pescennio Negro, e Settimio Severo, eran più ansiosi di succedere a Pertinace che di vendicarne la morte. Lo loro forze erano precisamente eguali. Ciascun di loro capitanava tre legioni1 con un seguito numeroso di ausiliarj; e benchè diversi di carattere, eran tutti soldati forniti d’esperienza e di capacità.
Clodio Albino, governatore della Britannia, era superiore ai suoi rivali per la nobiltà della famiglia, contando tra i suoi antenati alcuni dei personaggi più illustri dell’antica repubblica2. Ma il ramo, da cui discendeva, era caduto in povertà e trapiantato in una provincia remota. È difficile di formare una giusta idea del suo vero carattere. Viene accusato di aver sotto il filosofico manto dell’austerità nascosti tutti i vizj che disonorano l’umana natura3. Ma i suoi accusatori sono quegli scrittori venali, che adoravano la fortuna di Severo, calpestando le ceneri del suo infelice rivale. La virtù o l’apparenza di quella procurò ad Albino la confidenza e la stima di Marco Aurelio, e l’aver egli conservato sul figlio la medesima influenza ch’ebbe sul padre, è una prova almeno, ch’egli era d’un’indole assai pieghevole. Il favore di un tiranno
- ↑ Dione lib. LXXIII p. 1235
- ↑ Postumiano, e Caioniano, il primo dei quali fu innalzato al Consolato cinque anni dopo la sua istituzione.
- ↑ Sparziano, nelle sue confuse compilazioni, fa un mescuglio di tutte le virtù, e di tutti i vizj, che compongono la natura umana, e li attribuisce a un solo soggetto. In tal guisa sono disegnati la maggior parte dei caratteri della Storia Augusta.