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156 | storia della decadenza |
rieri armati sarebbero una debol difesa contro diecimila agricoltori, o cittadini; ma centomila ben disciplinati soldati comanderanno dispoticamente a dieci milioni di sudditi; ed un corpo di dieci o quindicimila guardie metterà il terrore addosso al più numeroso popolo che mai abbia ingombrato le contrade di una immensa Capitale.
Le truppe Pretoriane, il cui licenzioso furore fu il primo indizio e la prima cagione della decadenza dell’Impero romano, non ascendeano che appena a quel numero1. Dovevano esse l’istituzione loro ad Augusto. Avvistosi quell’accorto tiranno, che il suo usurpato dominio potea colorirsi dalle leggi, ma conservarsi solo con le armi, aveva a poco a poco formato questo corpo formidabile di guardie, pronte sempre a difendere la sua persona, a contenere il Senato, ed a prevenire o dissipare ogni primo moto di ribellione. Distinse queste truppe favorite con doppia paga e privilegi che le metteano sopra dell’altre; ma siccome avrebbe il loro formidabile aspetto atterriti ad un tempo ed irritati i Romani, ne stanziò tre sole coorti nella Capitale, mentre il resto era disperso nelle circonvicine città dell’Italia2. Ma dopo cinquant’anni di pace e di schiavitù, Tiberio avventurò un decisivo passo, che strinse per sempre le catene della sua patria. Sotto gli speciosi pretesti di sollevare l’Italia dal grave peso de’ quartieri mi-
- ↑ Il loro numero era originariamente di 9, o 10 mila uomini (giacchè Tacito, e Dione qui non concordano) divisi in altrettante coorti. Vitellio lo portò fino a 16 mila, e, per quanto si può ricavare dalle iscrizioni, questo numero in appresso non fu giammai molto minore. Ved. Giusto Lipsio De magnitudine romana. I. 4.
- ↑ Sveton. in August. cap. 49.