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adunarsi nel tempio della Concordia, per esservi insieme coi Pretoriani, e ratificar l’elezione di un nuovo Imperatore. Restarono per poco in un sospeso silenzio, dubbiosi della inaspettata loro liberazione, o sospettando di qualche crudele artificio di Commodo; ma finalmente, accertati che il tiranno era morto, si dettero in preda a tutti i trasporti della gioia e dell’indignazione. Pertinace modestamente rappresentò la bassezza della sua nascita, ed accennò varj nobili Senatori più degni del trono; ma obbligato di cedere a’ voti dell’assemblea ed alle più sincere proteste di una fedeltà inviolabile, ricevè tutti i titoli annessi alla dignità imperiale. La memoria di Commodo fu segnata di eterna infamia; risonarono in ogni parte del tempio i nomi di tiranno, di gladiatore, di pubblico nemico. I Senatori tumultuariamente decretarono, che ne fossero aboliti gli onori, cancellati i titoli da’ pubblici monumenti, rovesciate lo statue, e strascinato il corpo con un uncino nella sala dei gladiatori, per saziare il furor del popolo; ed espressero la loro indignazione contro quei servi officiosi, che avevano giù ardito di sottrarne il cadavere alla giustizia del Senato. Ma Pertinace gli fe’ rendere gli ultimi onori che non potè ricusare alla memoria di Marco Aurelio, e al pianto di Claudio Pompeiano primo suo protettore, il quale deplorava la crudel sorte del suo cognato, e più deplorava i delitti pei quali egli l’avea meritata1. Questi sforzi d’inutil rabbia contro un Imperatore già morto, che fu l’oggetto, mentre visse, della più vile adulazione del Senato, mostravano uno

  1. Capitolino racconta le particolarità di questi tumultuarj decreti, che furono proposti da un Senatore, e ripetuti con raddoppiate acclamazioni da tutto il Corpo. Stor. Aug. p. 52.