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il solo tra i Senatori che sostenesse la dignità del suo ordine. Come padre permise a’ suoi figli di provvedere alla loro salvezza, andando all’anfiteatro; come Romano, dichiarò che la sua vita era nelle mani di Commodo; ma che non mai egli vedrebbe il figlio di Marco Aurelio prostituire in tal guisa la sua persona e la sua dignità. Non ostante la sua virile risoluzione, Pompeiano scampò dallo sdegno del tiranno, ed ebbe la buona sorte di conservar la sua vita, e con essa il suo onore1.

Commodo era giunto al sommo grado del vizio e dell’infamia. Tra le acclamazioni di una corte adulatrice, non potea per altro dissimulare a se stesso che avea meritato e il disprezzo e l’odio d’ogni suddito saggio e virtuoso. La certezza dell’abborrimento altrui, l’invidia che portava ad ogni sorta di merito, il giusto timore del pericolo, l’uso alle stragi contratto nei suoi giornalieri piaceri, irritavano il suo feroce carattere. La storia ci ha lasciata una lunga lista di Senatori consolari sacrificati al suo vano sospetto, il quale perseguitava con ispeciale ansietà tutti coloro, che per isventura aveano relazioni, benchè lontane, con la famiglia degli Antonini, non risparmiando neppure i ministri de’ suoi delitti, o de’ suoi piaceri2. Finalmente la sua

  1. Unì per altro la prudenza al coraggio, e passò la maggior parte del suo tempo in un ritiro di campagna a motivo, ci diceva, dell’età sua avanzata, e della debol sua vista. „Io non lo vidi mai in Senato, dice Dione, eccetto che nel corto regno di Pertinace.„ Tutte le sue infermità in un momento guarirono, e subito gli ritornarono dopo l’assassinio di quel principe eccellente. Dione lib. LXVIII p. 1227.
  2. I Prefetti si cambiavano quasi ogni giorno, ed ogni ora; ed il capriccio di Commodo tornò spesso fatale ai suoi più favoriti Ministri. Stor. Aug. p. 46 51.