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vano i loro più straordinarj prodotti; e diversi animali furono uccisi nell’anfiteatro, non prima veduti che nelle opere dell’arte o forse dell’immaginazione1. In tutti questi giuochi si prendevan tutte le più sicure precauzioni per non esporre la persona dell’Ercole romano al disperato salto di qualche fiera, che non avesse riguardo alla dignità dell’Imperatore ed alla santità del Nume2.

Ma la stessa plebaglia più vile fu presa da vergogna ed indignazione allorquando vide il suo Sovrano entrare in lizza da gladiatore, e gloriarsi di una professione dichiarata così giustamente infame dalle leggi e dai costumi romani3. Commodo scelse l’abito e le armi del Secutore, la cui pugna con il Reziario formava una delle scene più animate nei giuochi sanguinosi dell’anfiteatro. Il Secutore avea per armi un elmo, una spada e lo scudo. Il nudo suo avversario aveva soltanto una larga rete e un tridente; con quella cercava d’av-

  1. Commodo uccise un Camelopardalis, o sia Giraffa (Dione l. LXXII p. 1211) il più alto, il più docile, ed il più inutile di tutti i quadrupedi. Questo singolare animale, che nasce soltanto nelle parti interne dell’Affrica, non è stato veduto in Europa dopo il risorgimento delle lettere, e benchè il Buffon Stor. Nat. tom. XIII abbia procurato di descriverlo, non si è arrischiato a darne il disegno.
  2. Erodiano l. I p. 37. Stor. Aug. p. 30.
  3. I Principi virtuosi o prudenti proibirono ai Senatori ed ai Cavalieri di abbracciare questa vergognosa professione sotto pena d’infamia, o ciò che per loro era ancor più terribile, sotto pena dell’esilio. I tiranni gl’invitarono a disonorarsi, con ricompense e con minacce. Nerone una volta fece venire sull’arena 40 Senatori, e 60 Cavalieri. Vedi Lipsio Saturnal. lib. II. Cap. 2. Egli ha felicemente corretto un passo di Svetonio in Nerone c. 12.