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dell'impero romano cap. iv. 129

l’effetto delle altrui suggestioni, degenerò in abito e divenne finalmente la passione che l’animo gli dominava1.

Commodo, alla morte del padre, si trovò imbarazzato nel comando di una grande armata, e nella condotta di una guerra difficile contro i Quadi ed i Marcomanni2. Quei giovani vili e malvagi, che Marco Aurelio avea discacciati, ripresero ben presto il loro posto, e la loro influenza appresso il giovane Imperatore. Esagerarono le fatiche e i pericoli di una campagna nelle selvagge contrade di là dal Danubio; ed accertarono l’indolente Principe, che il terror del suo nome e le armi dei suoi Generali sarebber bastanti od a terminar la conquista di quei Barbari scoraggiati, o ad impor loro condizioni forse più vantaggiose della conquista medesima. Destramente lusingandone la sensualità, essi paragonavano continuamente la tranquillità, la magnificenza ed i raffinati piaceri di Roma co’ tumulti di un campo della Pannonia, in cui il lusso non trovava3 agj, nè materiali per essi. Porse Commodo orecchio a sì grati consigli. Mentre stava sospeso tra la propria inclinazione, e il rispetto che ancor serbava per li consiglieri del padre, passò insensibilmente l’estate, e differì all’autunno il suo ingresso trionfale in Roma. Le sue grazie naturali, le sue popolari maniere4, e le supposte virtù gli conciliarono il pubblico amore. La pace onorevole, che ave-

  1. Dione Cassio lib. LXXII p. 1203.
  2. Secondo Tertulliano (Apolog. c. 25.) egli morì a Sirmio. Ma la situazione di Vindobona, o sia Vicuna, dove i due Vittori mettono la sua morte, è più acconcia alle operazioni della guerra contro i Marcomanni ed i Quadi.
  3. Erodiano lib. I pag. 12.
  4. Erodiano lib. I pag. 16.