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110 | storia della decadenza |
Commodo non furono insanguinati da guerre civili, nè turbati da rivoluzioni. L’Imperatore era eletto dall’autorità del Senato e dal consenso dei soldati1. Le Legioni rispettavano il lor giuramento di fedeltà; ed è necessaria un’ispezione minuta degli annali romani per iscoprire tre piccole ribellioni, le quali furon tutte soppresse in pochi mesi, senza pur correre il rischio di una battaglia2.
Nei regni elettivi la vacanza del trono è un momento di crisi e di pericolo. Gl’Imperatori romani, desiderosi di risparmiare alle legioni questo intervallo di sospensione, e la tentazione di una scelta irregolare, investivano il destinato lor successore di tanta porzione di autorità presente, che potesse bastargli dopo la lor morte ad assumerne il resto, senza che l’Impero si accorgesse di aver cangiato padrone. Così Augusto, poichè da morti intempestive restaron recise le sue più belle speranze, le ripose all’ultimo tutte in Tiberio; ottenne per questo suo figlio adottivo le dignità di Censore e di Tribuno, e con una legge rivestì il Principe futuro di un’autorità uguale alla sua sulle province e
- ↑ Queste parole par che fossero la formola determinata Ved. Tacito Annal. XIII 4.
- ↑ Il primo fu Camillo Scriboniano che prese l’armi nella Dalmazia contro Claudio, e fu abbandonato dalle sue proprie truppe in cinque giorni. Il secondo Lucio Antonio nella Germania che si ribellò contro Domiziano; e il terzo Ovidio Cassio nel Regno di Marco Antonino. I due ultimi non regnarono che pochi mesi, e furono trucidati dai loro proprj aderenti. È da osservarsi che Camillo e Cassio colorirono la loro ambizione col divisamento di ristabilire la Repubblica; impresa, diceva Cassio, specialmente riservata al suo nome, ed alla sua famiglia.