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dell'impero romano cap. iii. | 101 |
elezioni trasferite al Senato1. Le assemblee del popolo vennero per sempre abolite, e gl’Imperatori si liberarono da una pericolosa moltitudine, la quale, senza riacquistare la libertà, avrebbe potuto disturbare, e forse mettere in pericolo il nuovo stabilito Governo.
Mario e Cesare, dichiarandosi i protettori del popolo, aveano sovvertita la costituzione della patria. Ma appena il Senato fu abbassato e disarmato, questo corpo, composto di cinque o seicento persone, divenne uno strumento facile ed utile per chi aspirava al dispotismo. Sulla dignità del Senato, Augusto ed i suoi successori fondarono il lor nuovo impero, ed affettarono, in ogni occasione, di adottare il linguaggio e le massime dei patrizj. Nell’esercizio della loro potenza essi consultavan frequentemente il supremo consiglio della nazione, ed in apparenza si conformavano alle sue decisioni negli affari più importanti di guerra e di pace. Roma, l’Italia, e le province interne erano sottoposte all’immediata giurisdizione del Senato. Quanto agli affari civili era esso la suprema corte di appello; e quanto alle materie criminali, era un tribunale costituito per giudicare tutti i delitti commessi da’ pubblici ministri, o da quelli che offendevano la pace e la maestà del popolo romano. L’amministrazione della giustizia divenne la più frequente e seria occupazione del Senato; l’antico genio dell’eloquenza trovò l’ultimo asilo nel trattare dinanzi a lui le cause importanti. Il Senato possedeva molte considerabili prerogative come Consiglio di Stato, e come tribunal di giustizia; ma in quanto alla qua-
- ↑ „Tum primum comitia e campo ad Patres translata sunt„ Tacito ann. I 15. La parola primum par che alluda ad alcuni deboli e vari sforzi fatti per rendere al popolo quel diritto.