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le loro cariche rispettive, e continuavano ad esercitare alcune delle funzioni meno importanti. Questi onori allettavano ancora la vana ambizione dei Romani; e gli Imperatori medesimi, sebbene investiti a vita del poter consolare, spesso aspiravano al titolo di quell’annuale dignità, ch’essi condescendevano a dividere con i più illustri dei loro concittadini1. Nell’elezione di questi magistrati, il popolo, sotto il regno di Augusto, fu lasciato libero di suscitare tutte le turbolenze di una rozza democrazia. Questo Principe artificioso, invece di mostrare il minimo segno d’impazienza, umilmente sollecitava i lor voti per se o pe’ suoi amici, e soddisfaceva scrupolosamente a tutti i doveri di un candidato ordinario2. Ma si può attribuire a’ suoi consigli la prima determinazione del successore, colla quale furono le

    ma nel corso dell’anno se ne sostituivano degli altri, finchè l’annuo numero ascendesse almeno a dodici. I Pretori erano ordinariamente sedici o diciotto: Lipsio in Excurs. D. ad Tacito Annal. 1. I. Io non ho parlato degli Edili, nè dei Questori. Quei semplici magistrati che sono incaricati del buon regolamento di una città o delle pubbliche entrate, si adattano facilmente a qualunque forma di governo. Al tempo di Nerone i Tribuni possedevano legalmente il diritto d’intercessione, benchè sarebbe stato pericoloso il farne uso; Tacito ann. XVI 26. Al tempo di Traiano era cosa dubbiosa se fosse il Tribunato un uffizio, od un nome. Plin. let. l. I 23.

  1. I tiranni stessi furono ambiziosi del Consolato. I Principi virtuosi lo dimandarono con moderazione, e l’esercitarono con esattezza. Traiano rinnovò l’antico giuramento, dinanzi il tribunale del Console, di osservare le leggi; Plin. Panegir. c. 64.
  2. „Quoties magistratuum comitiis interesset, Tribus cum candidatis suis circuibat, supplicabatque more solemni. Ferebat et ipse suffragium in Tribubus, ut unus e populo„ Svet. Vita d’Aug. c. 56.