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88 | storia della decadenza |
ficiosa ed uniforme educazione straniera, erano molto deboli per competere con quei valorosi antichi, i quali con esprimere i loro genuini sentimenti nella lingua nativa, avevano già occupati tutti i posti di onore. Il nome di poeta era quasi andato in obblio; e dai Sofisti si usurpava quel di oratore. Un nembo di critici, di compilatori e di commentatori oscurava le scienze; e la decadenza del genio fu presto seguita dalla corruttela del gusto.
Il sublime Longino, che in un periodo meno remoto, ed alla corte di una Regina della Siria conservava lo spirito della antica Atene, fa lamentevoli osservazioni sopra questa decadenza de’ suoi contemporanei, che avviliva i sentimenti, snervava il coraggio, e deprimeva i talenti. ,,Nello stesso modo (dic’egli) che quei ragazzi, i quali da bambini sono stati troppo strettamente fasciati, rimangono sempre pimmei, così le nostre tenere menti, incatenate dai pregiudizj e dagli abiti di una stretta servitù, non sono capaci di dilatarsi, o di arrivare a quella ben proporzionata grandezza, che noi ammiriamo negli antichi; i quali vivendo sotto un governo popolare, scrivevano con la stessa libertà, con la quale operavano1.,, Questa degradata statura del genere umano, per continuar la metafora, andò giornalmente vie più scemando, ed il Mondo romano era veramente popolato da una razza di pimmei, quando i fieri giganti del Set-
- ↑ Longin. Del sublime c. 43 p. 229 ediz. Toll. Qui possiamo dire di questo grande Scrittore ch’egli unisce l’esempio al precetto. In vece di proporre arditamente i suoi sentimenti, esso gli insinua colla più gran riserva, li pone in bocca di un amico, e per quanto se ne può giudicare da un testo corrotto, mostra di volerli confutare egli stesso.