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dell'impero romano cap. ii. 87

medicina e l’astronomia si coltivavano con qualche reputazione; ma eccettuato l’inimitabil Luciano, quel secolo d’indolenza non produsse un solo scrittore d’ingegno originale che meritasse l’attenzione della posterità. Regnava ancor nelle scuole l’autorità di Platone, d’Aristotile, di Zenone e di Epicuro; ed i loro sistemi, trasmessi con cieca deferenza da una generazione di scolari all’altra, impediva ogni sforzo generoso, che avesse potuto correggere gli errori dell’umano intendimento, o estenderne i confini. Le bellezze dei poeti e degli oratori, invece di accendere nei lettori un egual fuoco, inspiravano solamente fredde e servili imitazioni; o se alcuno si avventura ad allontanarsi da quei modelli, si allontanava nel tempo stesso dal buon senso o dalla ragione. Al rinascere delle lettere il giovanil vigore dell’immaginativa, la nazionale emulazione, una nuova religione, nuove lingue, ed un nuovo mondo riscossero dal lungo letargo il genio dell’Europa. Ma i provinciali di Roma, schiavi di una arti-

    zecchini per tre declamazioni. V. Filostr. l. I p. 558. Gli Antonini fondarono una scuola in Atene, nella quale si mantenevano a pubbliche spese professori di grammatica, di rettorica, di politica, e delle quattro Sette principali della filosofia per istruzione della gioventù. Il salario di un filosofo era diecimila dramme l’anno Furono fatti stabilimenti simili nelle altre città dell’Impero. Ved. Luciano nell’Eunuc. tom. II p. 353 ediz. Reitz Filostrat, l. II p, 566. Storia Augusta p. 2. Dione Cassio l. LXXI p. 1195. Lo stesso Giovenale, in una satira piena di mal talento, la quale ad ogni linea tradisce la sua invidia e il suo scontento, è però obbligato a soggiugnere

    —— O Juvenes circumspicit, at agitat vos,
    Materiamque sibi Ducis indulgentia quaerit.
    Sat. VII 20.