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dell'impero romano cap. ii. | 81 |
stria e dall’esperienza1. IV. La coltivazione del lino passò dall’Egitto nella Gallia ed arricchì l’intero paese, per quanto potesse impoverire le terre particolari nelle quali era seminato2. V. L’uso dei prati artificiali divenne familiare all’Italia e alle province, e specialmente l’erba medica, ossia il trifoglio, che deve alla Media il nome e l’origine3. Le sicure provvisioni di un cibo sano ed abbondante pel bestiame nel verno moltiplicarono il numero delle mandrie, le quali a vicenda contribuirono alla fertilità del terreno. A tutti questi vantaggi si può aggiungere un’assidua attenzione alle pesche ed alle miniere, le quali impiegando una moltitudine di mani laboriose, servivano ad accrescere i piaceri del ricco, e la sussistenza del povero. Columella, nel suo elegante trattato, descrive il florido stato dell’agricoltura spagnuola sotto il regno di Tiberio; ed è da osservarsi, che quelle carestie, dalle quali fu così spesso angustiata la Repubblica nella sua infanzia, raramente o non mai si sentirono nell’Impero esteso di Roma. La casuale scarsezza in una provincia, era immediatamente riparata dall’abbondanza dei suoi più fortunati vicini.
L’agricoltura è il fondamento delle manifatture; giacchè le produzioni della natura sono i materiali dell’arte. Sotto l’Impero di Roma, la gente ingegnosa ed industre s’impiegava diversamente, ma continuamente in servizio dei ricchi. Questi favoriti della fortuna univano ogni raffinamento di comodo, di eleganza, e di