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80 | storia della decadenza |
II. Al tempo d’Omero la vite cresceva inculta in Sicilia, e forse ancora nel vicin continente: ma non era perfezionata dall’arte degli abitanti selvaggi, i quali non sapeano estrarre un liquore soave al gusto1. Mille anni dopo, l’Italia potè vantarsi, che delle ottanta specie dei vini più generosi e celebri, più di due terzi eran prodotti dal proprio suolo2. Questa pianta preziosa s’introdusse nella provincia narbonese della Gallia; ma al tempo di Strabone il freddo nella parte settentrionale delle Sevenne era così eccessivo, che si credeva impossibile di farvi maturare le uve3. Questa difficoltà, non pertanto, a poco a poco fu superata; e vi è qualche ragione di credere che le vigne di Borgogna sieno d’antichità eguale al secolo degli Antonini4. III. L’olivo, nel Mondo occidentale, era il compagno ed il simbolo della pace. Due secoli dopo la fondazione di Roma, questo utile albero era sconosciuto e all’Italia ed all’Affrica; ma vi fu poi naturalizzato, e finalmente portato nel cuore della Spagna e della Gallia. La timida ignoranza degli antichi, i quali pensavano, che gli fosse necessario un certo grado di calore, nè potesse crescere che nelle vicinanze del mare, fu insensibilmente distrutta dall’indu-
- ↑ Ved. Omero Odiss. l. IX v. 358.
- ↑ Plinio Stor. Nat. l. XLV.
- ↑ Strab. Geog. l. IV p. 223. Il freddo eccessivo di un inverno Gallo era un proverbio tra gli antichi.
- ↑ Nel principio del quarto secolo l’Oratore Eumene Panegir. veter. VIII 6 edit. Delph. parla dei vini di Autun, che avevano perduto la qualità loro per l’antichità; ed allora s’ignorava affatto il tempo, nel quale le vigne erano per la prima volta state piantate nel territorio di quella città. M. d’Anville pone il Pagus Arebrignus nel distretto di Beaune, celebre ancora adesso per la bontà de’ suoi vini.