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dell'impero romano cap. ii. | 79 |
Per quanti mali la ragione o la declamazione abbia imputato agl’Imperj troppo estesi, la potenza di Roma era accompagnata da alcune conseguenze utili al genere umano; e la stessa libertà di commercio, che dilatava i vizj, diffondeva ancora i vantaggi della vita sociale. Nei più remoti secoli dell’antichità, il Mondo era inegualmente diviso. L’Oriente era da tempo immemorabile in possesso delle arti e del lusso, mentre l’Occidente era abitato da rozzi e guerrieri Barbari, che o disprezzavano o ignoravano affatto l’agricoltura. Sotto la protezione di un governo assodato, le produzioni dei climi più felici, e l’industria delle nazioni più culte s’introdussero a poco a poco nelle parti occidentali dell’Europa; ed un libero ed util commercio incoraggiò i nazionali a moltiplicare i prodotti, e a migliorare le arti. Sarebbe quasi impossibile di numerare tutti i generi del regno o animale o vegetabile, che furono successivamente trasportati nell’Europa dall’Asia e dall’Egitto1; ma non disconverrà al decoro, e molto meno all’utilità di una storia il toccar leggermente alcuni dei capi principali. I. Quasi tutti i fiori, l’erbe ed i frutti, che nascono nei nostri giardini europei, sono di estrazion forestiera, manifestata spesso dai lor nomi medesimi; la mela era nativa d’Italia, e quando i Romani ebber gustato il sapore più delicato dell’albicocca, della pesca, della melagranata, del cedro, dell’arancia, si compiacquero di dare a tutti questi nuovi frutti la comune denominazione di pomo, distinguendoli con aggiunger l’epiteto del loro paese.
- ↑ È probabile che i Greci ed i Fenicj introducessero nuove arti e nuove produzioni nelle vicinanze di Cadice, e di Marsiglia.