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storia della decadenza |
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da’ Sofisti; i quali riconoscevano senza ripugnanza la superiorità di un ricco e generoso rivale1. I monumenti del suo genio sono periti; alcuni riguardevoli avanzi conservano tuttora la fama del suo buon gusto e della sua munificenza: qualche viaggiatore moderno ha misurate le rovine dello Stadio ch’esso fece costruire in Atene. Era lungo seicento piedi, fabbricato tutto di marmo bianco, e capace di contener tutto il popolo; fu finito in quattr’anni, mentre Erode era il presidente dei giuochi ateniesi. Consacrò alla memoria di Regilla sua moglie un teatro, di cui appena potea trovarsi l’eguale in tutto l’Impero; non vi si impiegò altro legno che cedro squisitamente intagliato. L’Odeo, destinato da Pericle per l’Accademia di musica e per le nuove tragedie, sorgea come trofeo della vittoria riportata dalle belle arti sulla grandezza asiatica; giacchè il legname impiegatovi era per la maggior parte di alberi delle navi persiane. Benchè un re di Cappadocia lo avesse una volta restaurato, era nuovamente sul punto di rovinare. Erode gli rendè l’antica eleganza e munificenza. Nè la liberalità di questo illustre cittadino rimase ristretta fra le mura di Atene. I più splendidi ornamenti, fatti al tempio di Nettuno nell’Istmo, un teatro in Corinto, uno Stadio in Delfi, un bagno alle Termopile, ed un acquedotto in Canusio nell’Italia, non poterono esaurire i suoi tesori. L’Epiro, la Tessaglia, l’Eubea, la Beozia ed il Peloponeso provarono i suoi favori; e molte iscrizioni delle città greche ed asiatiche nominarono con gratitudine Erode Attico loro patrono e benefattore2.
- ↑ Aulo Genio Noct. Attic. l. 2 IX, 2 XVIII, 10 XIX 12. Filost, p. 564.
- ↑ Ved. Filost. l. II pag. 548 566. Pausania l. I, VII 10.