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campagna gli schiavi erano impiegati come gli strumenti meno costosi e più utili dell’agricoltura. Si possono portare diversi particolari esempi per confermar la generale osservazione, e mostrare la moltitudine degli schiavi. Un tristo avvenimento fece scoprire che in un sol palazzo di Roma si mantenevano quattrocento schiavi1. Ne apparteneva un numero eguale ad una villa, che una vedova affricana di condizione molto privata cedè al suo figlio, mentre si riservava per se una maggior porzione del suo patrimonio2. Sotto il Regno di Augusto un liberto, le cui ricchezze erano molto diminuite per le guerre civili, lasciò tremila seicento paia di bovi, dugento cinquantamila capi di bestiame minuto, e quattromila cento sedici schiavi, i quali venivano quasi inclusi nella descrizione del bestiame3.

Il numero dei sudditi, i quali riconoscevano le leggi romane, cittadini, provinciali e schiavi, non si può determinare con quella precisione, che meriterebbe l’importanza del soggetto. Sappiamo che quando l’Imperatore Claudio esercitò l’uffizio di Censore, il censo fu di sei milioni novecento quarantacinquemila cittadini romani, i quali, computandovi in proporzione le donne ed i ragazzi, dovevano ascendere al numero quasi di venti milioni d’anime. La quantità dei sudditi di un grado inferiore era incerta e variabile. Ma dopo aver valutata attentamente ogni circostanza, che può influire nel comparto, sembra probabile, che al tempo di

  1. Tacito Ann. XIV 43. Furono giustiziati per non aver previsto o impedito l’assassinio del loro padrone.
  2. Apuleio in Apolog. p. 548. Edit. Delph.
  3. Plinio Stor. Nat. l. 1XXIII 47.