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dell'impero romano cap. ii. 63

Fu una volta proposto di dar agli schiavi per distintivo un abito particolare, ma si temè con ragione che vi fosse qualche pericolo nel far ad essi conoscere la grandezza del loro numero1. Senza interpretare nel loro più stretto senso le pompose voci di legioni e di miriadi2, si può probabilmente asserire che la proporzione degli schiavi, che si valutavano come proprietà, era più considerabile di quella dei servi mercenarj3. I giovani di un ingegno che prometteva, erano instruiti nelle arti e nelle scienze, ed il loro prezzo si misurava dal grado della loro abilità e dei loro talenti4. Quasi ogni professione o liberale5 o meccanica, si trovava nella casa di un ricco Senatore. I ministri della magnificenza e del piacere erano moltiplicati oltre l’idea del lusso moderno6. Il mercante o il manifattore trovava più utile a comprare, che a prendere a paga i suoi lavoranti; e nella

  1. Seneca, De Clementia l. I. c. 24. L’Originale è molto più forte. Quantum periculi immineret, si servi nostri numerare nos coepissent.
  2. Ved. Plinio Stor. Nat. l. 1XXIII e Ateneo Deipnos, l. 1I p. 272. Questi asserisce arditamente che ha conosciuto molti Παμπολλοι Romani che possedevano non per uso, ma per ostentazione dieci ed ancora ventimila schiavi.
  3. In Parigi si contano più di 43700 servitori di ogni sorta, che non fanno la dodicesima parte de’ suoi abitanti. Messanges Ricerche sulla popolazione p. 186.
  4. Uno schiavo colto si vendeva molte centinaia di zecchini. Attico ne avea sempre alcuni da educare, ai quali dava lezione egli stesso. Cornel. Nep. Vit. Attici cap. 13.
  5. La maggior parte dei medici romani erano schiavi. Ved. La Dissert. e la Difesa del Dott. Middleton.
  6. Pignorio De servis fa una lunghissima enumerazione dei loro ordini e dei loro impieghi.