Pagina:Giambelli - Il ragionamento della dotta ignoranza, 1591.djvu/25

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tenti* e curìofi di frper quefte , e che però lafiamo la propria cognitione , che non conofciamo noi Beffi, che non a nifi amo d'effer ignoranti ; tutto cto e meri tettole di gran biafimoye cfacerbo Ccme fipete, che iddio, innanzi che ( communi- Mbilijfm» cado la fu a infimi a bontàjfiuor dì fe quefia granfierà del mondo , eternamente 3conofcendo fe fteffoìproduffe il verbo eterno 3 che e la fra frpienza increata? Cofi voi prima concfcete voi me defimi ; e quindi da tetti à confederar le c'ofe chefono fuori di voi. Et come iddio in quella fra eterna generatione, in tal maniera man- * da fuor di fe Beffo il fro verbo, effendo che il padre, e'Ifigliuolo fono due perfine di flint e > che anco lo ritiene in fe d*ambedue vnifleffae lafofianzaeffen za chitina-.parimente efcafuor noi la Jlra intcllioenza, ma no abbandoni clamai noi me definii • e con oftendo noi tutto quello eh efuor a di noi > non ffc or diamo almeno di noifi e fi. Talché fei’anima per la fra

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