Pagina:Giacomelli - Dal diario di una samaritana, 1917.djvu/56


— 54 —


E una cartolina: «Saluti e ricordi alla brava infermiera M. F., e un saluto ancora speciale per i suoi sentimenti patriottici, riconoscentissimo alle signorine che porgono alla Patria il loro braccio, e facendo augurî, augurî, augurî.

Mutilato F. F.»          


Uno manda una lieta partecipazione: «... Le dico pure che sono sposo e mi sposerò ai 2 Dicembre. La mia sposa è felicissima di avermi vicino, sebbene alquanto rovinato, è orgogliosa perchè anch’io ho fatto quel poco che ho potuto per la grande causa di cui combattiamo, sicuri di presto riuscire vittoriosi».

E un altro, dal convalescenziario: «Avanti partir da qui per là... dove il dovere ci chiama, vogliamo darle un caldo saluto.

«Ricordiamo perennemente il suo sapere saggio e il suo contegno modesto, noi tutti pregheremo Iddio che la colmi delle grazie del Cielo, così glielo desideriamo tutti noi, assegnandoci di Lei devotissimi, ecc.».

E un altro: «Riguardo alla mia ferita per adesso non intende migliorare, ma speriamo che l’aria del mio prediletto paesello possa guarirmi in breve tempo, onde poter ritornare al campo dell’onore, per poter aiutare di nuovo la nostra cara Italia e rivendicare i nostri fratelli caduti da eroi».

Un altro, dopo avere espressa la propria gratitudine, dice: «In una cosa sola sbaglia: e cioè in quello di chiamar me col nome di eroe. Le dico francamente che tanto non ho fatto da chiamarmi tale, colla speranza che si