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Li 2. — Il fervido voto è esaudito. Il nostro bravo Presidente ha concesso — pur con qualche sacrificio, per la deficienza dei locali, tanto l’Ospedale è gremito, ― che si apra una sala di lettura-scuola. Ora speriamo che tutti ci aiuteranno un po’ a farne una cosa viva. Ci dev’essere un briciolino di tutto quanto può parlare agli animi educando. Fra tante brutture del mondo, anche un po’ di bellezza. E la primavera, insieme ai nuovi carichi di dolore, vi porti — porti ad ogni sala — anche i fiori.
Quale ricordo! Nei tragici giorni di maggio dell’offensiva dal Trentino, giorno e notte, senza tregua, dalla stazione passavano treni e per le vie polverose volanti camions, gli uni e gli altri carichi di tante balde giovinezze, accorrenti alla difesa e alla morte. Era un continuo incrociarsi di saluti e di voti, era un continuo gettito di fiori, per la morte e per la vittoria. Ed erano loro che li chiedevano, loro che li volevano — i fiori — e, infiorati come per nozze, ripartivano i treni e le automobili, accorrenti sui contesi spalti della Patria. E le voci di saluto, d’augurio e di grazie volavano, si spegnevano, nello spazio.
Oh! a voi che non siete tornati e non tornerete, a voi che l’Austria ha seco travolti lassù, e, languenti e frementi, aspettate, a voi che la guerra ha segnati di stimmate sacre, tutti i fiori d’amore delle nostre terre, difese, salvate. E ai vecchi, e alle spose, e ai figliuoli vostri, tutti i fiori di bontà che il vostro sacrifizio ha meritato.
Li 3. — Oggi ho molto sofferto. Un soldato, in sala