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dare in ogni luogo in cui, per aiuto fraterno fra disastri e pericoli, vi chiamava il dovere. E in pari tempo porterete al di là dei nostri confini la coscienza di difensori della terra che fu la culla della civiltà».

(Un lampo di compiacenza negli occhi di taluno).

«E perciò lascierete cianciare coloro i quali pensano che in guerra sia tutto permesso, odio e ferocia e licenza, e vi aizzano credendo di spronarvi in tal modo alla vittoria: e vi guarderete dal commettere di quegli eccessi e di quelle turpitudini che disonorano gli eserciti o le nazioni. Voi cercherete di vincere, non con le inutili crudeltà e con le violenze vigliacche, ma con la disciplina ed il valore, e con quella temperanza che del valore, come dell’onore, è la migliore custode. Voi, soldati d’Italia, non dimenticherete — neppure fra le dolorose necessità della guerra — i sentimenti e i doveri di umanità, per quanto altri, purtroppo, li abbiano dimenticati. Nè vi lascierete trascinare dall’esempio di tali, che non mancheranno neppure tra voi, giacchè dovunque si trovano degli sciagurati».

(Io pensavo tra me, con commozione, che così veramente fanno, per lo più, i soldati nostri).

«O soldati d’Italia, pensate che in quest’ora la Patria è nelle vostre mani. Non dipenderà sempre da voi di darle la vittoria, ma dipenderà da voi di serbarle l’onore, di serbare, sia pure lacerata, alta ed immacolata la sua sacra bandiera».

(Qui la voce del lettore ebbe una velatura).

«E nei momenti più angosciosi, quando la fatica è al colmo, e le privazioni son più sensibili, e le sofferenze