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«Molte cose sono state dette contro l’intervento dell’Italia nella guerra. Ma a quest’ora voi saprete — anche per la volontà, con tanto slancio d’entusiasmo e di sacrifici, espressa dal paese — ch’esso non è un capriccio, che esso è veramente necessario, per la rivendicazione di diritti sacrosanti, per l’integrità e per l’onore della Patria, e per le più alte ragioni di umanità.

«I vostri bravi ufficiali vi avranno già detto quali doveri abbiamo verso i nostri fratelli irredenti, che da tanto tempo soffrono, lottano e aspettano, — verso la patria nostra, sempre minacciata, alle sue malsicure frontiere, dagli infidi prepotenti lusingatori, verso tutti i popoli i quali da questa guerra, che deve risolversi in castigo di coloro che l’anno provocata, aspettano la redenzione. (Voi certamente non ignorate le condizioni del Belgio straziato, della Polonia divisa, della Serbia ancor malsicura, e d’altre nazioni e provincie alle quali lo sforzo contro gli Imperi centrali e la Turchia, loro alleata, recherà la liberazione da odiose schiavitù, da massacri e da violazioni d’ogni genere.)»

(L’opuscolo, purtroppo, non è abbastanza popolare... Osservavo taluno che pareva fare uno sforzo per capire; altri, però, si andavano sempre più interessando, e mormoravano fra loro qualche parola di assenso, mentre il lettore continuava, accalorandosi):

«Per questo voi sopporterete da forti tutti i sacrifici che la Patria ora vi chiede, e saprete infondere rassegnazione e coraggio alle vostre famiglie. Voi porterete al campo lo stesso spirito di volonterosa obbedienza e lo stesso slancio generoso coi quali foste sempre soliti an-