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Li 28. — Oggi, in sala sette, ho avuto una lieta sorpresa. Mentre uno dei nostri soldati, Gecchi, (un romagnolo che, fin dai primi giorni, m’era parso fra i più intelligenti) apriva il portafogli per estrarne una lettera che desiderava leggessi, scôrsi entro quello un opuscoletto tricolore, che ben conoscevo. Era una specie di lettera, firmata Donne italiane, che era stata diretta Ai Soldati d’Italia appena scoppiata la nostra guerra, e che era stata largamente distribuita nelle stazioni del Veneto, a quelli che andavano al fronte.
Il soldato notò il piacere che mi faceva quella scoperta e disse: «Me lo tengo caro questo librino, perchè mi ha accompagnato sempre, e alle volte mi ha aiutato a fare il mio dovere».
I vicini di letto intesero, e si mostrarono curiosi di sapere che cosa dicesse il librino tricolore. Cecchi non se lo fece chiedere due volte, e cominciò a leggere, correntemente e con sentimento.
Soldati d’Italia!
«E’ con un pensiero pieno di amore e di voti che in questi giorni la Patria vi accompagna nel viaggio verso la frontiera. E noi donne, sopratutto, pensiamo commosse al sacrificio vostro e dei vostri cari, e da Dio imploriamo ch’esso non sia vano, e che per voi l’Italia compia, con fortezza concorde e disciplinata, tutto il suo dovere nel mondo».
(Alcuni, qua e là, s’erano rizzati in atto di ascolto. Uno degli alzati s’andava avvicinando).