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te, appartiene ad una classe superiore a quella della comune dei soldati. Ma, fuorchè nella scelta dei libri e degli opuscoli, cerco di non far notare che l’ho capito. Guai a fare distinzioni. Una delle nostre preoccupazioni principali dev’essere di non mostrare preferenze o trascuranze, nè simpatie o antipatie. La sola differenza deve essere determinata dai maggiori o minori bisogni. Ed è facile riuscirvi quando non si abbia altro movente che la carità.


Li 20. — Dovevamo seguitare a tenere gli ultimi arrivati in contumacia per mancanza di posto in reparto. Ma oggi se ne son potuti trasportare parecchi. Ce n’era uno, Rotilli, che non avrebbe voluto, per quanto gli si dicesse che in reparto è molto più bello stare. Temeva di perderci... Gli abbiamo detto che facciamo servizio anche là, e allora si è rasserenato.

Egli era in ritardo, perchè oggi stesso doveva essere operato. L’altro giorno gli han fatto la radioscopia, e hanno scoperto il proiettile, al quinto spazio intercostale.

Mentre accompagnavo, con la sua roba, la barella attraverso il cortile, il buon ragazzo ebbe un’esplosione di gioia per trovarsi all’aperto, e diventò espansivo come non mai. «Ah! esclamò, troppo presto son venuto all’ospedale. Non ho fatto che cinque combattimenti». Uno dei portatori accennava a dargli dello stupido. Perciò tanto più mi affrettai a dirgli: «Bravo, così va bene! Lei è un vero soldato d’Italia». - «Ah! sì, mi è dispiaciuto, sa, di andar via, sebbene che in trincea ci si stava male. Era tutta una musica, e poi, in certi giorni man-