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lenzio del tenente la rendeva impossibile, e lui avrebbe potuto rimanerne amareggiato. Ma mai una volta lo intesi accennare al premio mancato. Era sempre sereno, nella sua immobilità dolorosa, (che avrebbe dovuto durare ancora per mesi), sempre grato per la minima premura.

Oggi è stato trasferito a Parma. Mentre la barella scendeva, io mi dicevo che la grandezza vera è quella che s’ignora... E quando troverò qualcuno che si lamenta per onori mancati, racconterò la storia umile e grande di Felice Oberto Tarena, il mio eroe non decorato.


Li 4. — Oggi avevo portato in una sala alcuni giornali. «Ah! brava, signorina, ci porta la notizia della pace?» Ogniqualvolta odo parlar di pace mi sento turbare, e a volte mi vien fatto di non rispondere. Per dimostrare come la pace non si possa fare ora, senza disonore, senza danno immenso, senza offesa a tutti quelli che son morti, converrebbe, forse, non essere una donna, non esser qui. Mi par sempre abbiano da pensare: «Ha un bel dire, lei che non c’è stata e non ha da andarci, lei che non ha nè marito, nè figli al fronte, lei che non ha a casa nessuno che piange, nessuno che ha fame...»

Come fare a far loro sentire quello che sento, a far loro capire quel di prezioso e di caro che i miei ed io abbiamo lasciato e sacrificato lassù, dove si combatte, si saccheggia e s’incendia, a far loro credere quant’altro sarei pronta a fare?... Giacchè, solo l’esempio vale.

Eppure, qualcuno indovina; lo leggo nei loro occhi.

No, non è il caso di fare dei bei discorsi patriottici.