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rina, per il militare la posta è tutto», mi diceva uno l’altro giorno, con accento doloroso.

E come badano poco a spendere per la corrispondenza... Taluni vorrebbero ogni momento incaricarci di espressi, e magari di telegrammi. Il popolo, si sa, non conosce l’economia. E molti soldati spillano i quattrini ai genitori col pretesto che non hanno abbastanza da mangiare; e i genitori finiscono col fare sacrifici per i loro capricci e peggio...

Non è vero, ragazzi, che è così? E così non dovrebbe essere.

All’Ospedale, però, c’è poco da scapricciarsi, salvo che con lo scrivere a mezzo mondo, a gran disperazione dei poveri ufficiali di posta, e conseguente danno del servizio.

Una delle cose che più mi piace è scrivere per quelli che non sanno, o non possono. Per lo più, li faccio dettare. Ma ciò non toglie che si possa anche fare da buone ispiratrici di qualche sentimento, che forse sonnecchia nell’animo loro.

E come godono, gli analfabeti, nel farsi rileggere la lettera da casa... Vi sono specialmente lettere di mogli, che cominciano con: Mio caro sposo, e raccontano tanti semplici particolari, e fanno sentire l’umile ambiente, di campagna per lo più. Giacchè i nostri bravi soldati, che vengono dalla trincea, sono in massima parte contadini. Oh! la Patria non potrà dimenticarlo.


Li 31. — I miei ragazzi di contumacia son pieni di malanni. Chi ha una bronchite, chi ha i dolori reuma-