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ni...» No, meglio: «Oggi non posso scrivere io stesso, perchè ferito alla mano. Ma non è nulla di grave ecc.».

Quando abbiamo finito, mi viene in mente che non s’è detto un’altra bugia, (povero figliuolo, aveva gridato fino allora per la medicazione), da dedicare in modo speciale alla mamma. E si fa un poscritto dicendo: «La mamma stia tranquilla, perchè non ho forti dolori». — «Già, dice lui, perchè la mamma... è una donna che ci vuole molto bene».


Li 26. — Oggi, giorno di poche medicazioni in contumacia. Perciò stetti di più in reparto, dove sono i nostri anziani. Fratti, povero corpo martoriato, che si contende alla mutilazione e alla morte, ma sempre così muto e rassegnato. Sollini, che trema al solo toccargli le coperte. Piccoli, invece, va riprendendo, e oggi girava felice per i corridoi, con le sue stampelle. Dopo sette mesi dacchè è qui, è diventato di casa, l’amico di tutti; e s’ingegna anche ad aiutare: rotola fascie, nel camerino dove Fanti fabbrica pantofole, facendo certe belle suole forti, a forza d’impunture in dieci strati di panno. (Oh! le pantofole, son sempre il gran bisogno e il gran sogno, specie nelle sale di contumacia).

Una delle cose che più mi fanno pena, è la condizione dei convalescenti che si annoiano. In certe sale sono agglomerati dodici, quindici, venti non gravi e anche quasi guariti, i quali, per lo più, non hanno, per passare il tempo, che le carte, la tombola, qualche giornale illustrato.

V’ha bensì, nell’Ospedale, una piccola biblioteca: ma